Le testimonianze delle persone, dei bambini, degli anziani e delle persone di tutte le età ci dovrebbero far capire cosa universalmente non è desiderabile e cosa lo è, quindi la differenza tra l’essere e il dover essere, quindi qual è la direzione etica. La filosofia morale può dimostrare come non possa esistere un’etica al di fuori dal concetto di desiderabilità, quindi di piacevolezza.
Non esiste niente nella tua vita come quel momento in cui sei giovane e la tua vita è una pagina bianca messa davanti ai tuoi occhi. Mi mancano le promesse, le possibilità, il mistero di quella pagina bianca
Bruce Springsteen (link)
Mi manca il tempo infinito di quando ero ragazzina. Con l’età hai sempre meno tempo e non hai più quella prospettiva infinita di vita davanti a te
Daria Bignardi
È un discorso difficile. Penso innanzitutto che le persone che amiamo non dovrebbero mai lasciarci.
Alberto Angela (link 1, link 2)

«Sono un novantenne, la morte non piace a nessuno. Nel momento in cui succede di solito le persone entrano in un piccolo letargo e non si rendono conto del momento del trapasso. Dico sempre che la vita è un’avanzata verso le pallottole e le mitragliatrici: quando sei lontano ne senti il fischio, poi, man mano che ti avvicini, è sempre più difficile cavarsela, e prima o poi ti beccano. Dobbiamo rassegnarci, ma anche vivere al meglio perché non saremo mai più giovani come in questo momento. Sono, però, d’accordo con Woody Allen che, a un giornalista che gli chiese cosa ne pensasse della morte, rispose “non ho cambiato idea. Sono decisamente contrario”. Ecco, anch’io la penso come lui».
Piero Angela
Fonti:
- Che tempo che fa
- www.huffingtonpost.it
- Piero Angela e i suoi 90 anni: “Voglio arrivare a 220, ma in motocicletta e con una bionda in sella”
Non voglio raggiungere l’immortalità attraverso il mio lavoro. Voglio raggiungerla attraverso il non morire!
Woody Allen
Una delle cose più notevoli è che nulla in biologia indica che la morte sia necessaria.
Feynman, Richard P. (link)
Se volessimo realizzare il moto perpetuo, le leggi della fisica sarebbero già sufficienti per farci escludere una tale possibilità – oppure le leggi sono sbagliate. Ma nulla di quanto si è finora trovato in biologia indica l’inevitabilità della morte, e questo mi fa sospettare che la morte non sia affatto ineluttabile: sarà una questione di tempo, ma prima o poi i biologi scopriranno le cause di questa seccatura, e questa tremenda malattia, questa provvisorietà del corpo umano, verrà curata.
Noi non siamo fatti per morire […] La morte umana è sempre qualcosa di innaturale, viene sempre troppo presto, è sempre prematura […]. Ogni volta che muore un essere umano muore prematuramente e ingiustamente.
Massimo Recalcati (Tg1 delle 20:00 del 16 dicembre 2022)
Mia figlia è molto spaventata dal pensiero della morte […]. Purtroppo questa paura si ripresenta di frequente, con terribili crisi di pianto inconsolabile. Inizialmente ho cercato di rassicurarla spiegandole dolcemente il ciclo della vita, ma vedendo che la cosa aveva un effetto controproducente, di fronte alla sua esplicita richiesta “mamma, dimmi che io non morirò mai”, l’ho rassicurata dicendole che a lei non sarebbe mai accaduto. Durante queste crisi mi chiede se anche le altre persone che lei ama (nonni e genitori) un giorno diventeranno vecchi, si ammaleranno e moriranno. Altre volte la abbraccio forte e tento di cambiare argomento, di distrarla e di farla ridere. Mi si spezza il cuore davanti a queste sue paure e credo che siano troppo precoci in una bambina di tre anni.
Madre psicologa (vedi l’articolo dedicato)
[…] al mio nipotino 5enne che si pone lo stesso problema e che l’anno scorso all’improvviso mi chiese se anche io potevo morire….
Amore e basta
Entrambi verso i sei, hanno iniziato a far domande sulla morte, che però finiscono sempre per sorprenderli negativamente. O meglio, posso rispondere nel modo più “dolce” possibile, ma in loro nasce quel senso di abbandono forte, che li fa precipitare.
“Ci sarò finché avrai bisogno di me”. Bellissima frase. Spesso sono in difficoltà a rispondere ai miei figli sulla morte, mi rendo conto di dover dare una dimensione temporale perché loro vogliono sapere “quando” avverrà che io e la mamma non ci saremo più. E mi ritrovo a sfruttare la loro incapacità di quantificare, rispondo: “tra tantissimi anni”, anche se so che non è vero.
Al momento dei saluti si avvicina e abbracciandomi mi dice: “Non morire mai”. L’ho guardato, stretto a me e gli ho detto: “no, tranquillo non morirò, ci vediamo a settembre”. I bambini hanno ben presente il senso della morte […].
Mi viene in mente una cosa che un vecchietto, uno più vecchio di me, mi aveva detto dopo una situazione del genere: ‘Padre, io la morte non l’ho vista, ma l’ho vista venire. È brutta, eh’.”
Papa Francesco dopo il ricovero di Marzo 2023
Io sono un ragazzo e ho un terrore tremendo di invecchiare. Superati i trent’anni sarei felice di morire accidentalmente (temo comunque il suicidio) in modo che la gente mi ricordi come un giovanotto fresco e aitante. Poi c’è il pensiero della morte inevitabile, che aumenta proporzionalmente all’avvicinarsi della vecchiaia e dopo una certa età non mi permetterebbe di vivere serenamente. A me la vita piace troppo, ed è terrificante sapere che un giorno quest’avventura dovrà terminare.
Ragazzo
Ho 35 anni e da bambino mi sono sempre chiesto che senso avesse la vita se poi si muore comunque. Sembra che si potrebbero fare più cose se vivessimo a tempo indeterminato. Non preoccuparsi di invecchiare e morire sarebbe fantastico. Forse le nostre menti si concentrerebbero sul risolvere altri problemi e creerebbero un legittimo paradiso terrestre.
Trentacinquenne
Senza la morte e le malattie sarei davvero una persona felice…tutto il resto si risolverebbe, dalle insicurezze ai fallimenti personali
Serena
Sull’età che avanza, Ferilli usa, come sempre l’autoironia: “Fondamentale, per accettare quello che succede, è avere un distacco, sennò come fai?”, rivelava nell’intervista. “Da giovane i telefoni squillano per dare solo belle notizie, ho trovato un lavoro, mi sono laureato, mi sono fidanzato, mi sposo, eccetera, alla mia età – rifletteva – è dura, squillano per dirti che quello è malato, l’altro non c’è più, uno si è separato, uno ha perso il posto…”.
Serena
Il fatto che non potevo più essere come prima e fare quello che facevo, nel modo che mi aveva contraddistinto per decenni e che amavo, e il fatto che si sono creati dei muri con gli ambienti, le persone e le attività, giovanili, che amavo (quelli che avevo sempre considerato coetanei mi hanno iniziato a dare del lei), insieme al fatto che tutto questo non è risolvibile, sommato alla prospettiva di morte dei miei genitori, mi ha improvvisamente tolto la gioia di vivere. Nei decenni prima, di questo tipo di problema non c’era mai stata l’ombra, e tutto era risolvibile con tempo ed esperienza. Queste sono considerazioni fondamentali che non possono essere ignorate. A volte leggo che uno dei sintomi associati alla depressione è che non si apprezzano più le cose che prima si apprezzavano. Ma quando mai, andando avanti con l’età, sarebbe possibile continuare a fare le cose di prima che si apprezzavano? Si è controllato bene questo aspetto? Ho paura di no. Ogni mia causa di disperazione o eventuale depressione non è collegata al fatto che non mi piacciono più le attività che apprezzavo prima, ma deriva invece proprio dal fatto che NON posso più fare quello che prima apprezzavo, e nel modo e nel contesto di prima. Dalla perdita definitiva di ciò che mi fa stare bene, e che per me era bellissimo. E non è che dopo venga sostituito da cose migliori, anzi. Punto.
Quarantenne
Sono riusciti fino ad adesso solo ad allungare l’età della vecchiaia propriamente detta con le sue sofferenze e acciacchi cronici. Un buon risultato sarebbe stato di fermare la salute come a 20 anni, con il pieno del vigore fisico, soprattutto sessuale e con l’entusiasmo e se vogliamo l’ingenuità tipica di quel tempo.
lo ho 72 anni, sono fortunato perché non ho mai avuto malattie ne’ interventi, a parte qualche raffreddore, ho i miei denti sani, eppure le posso assicurare che c’è una differenza enorme rispetto a quando avevo 20 anni.
Adesso mi sono pentita di avere avuto sempre paura del sesso. Ho capito troppo tardi che avrei dovuto avere lo stesso coraggio da esploratrice che avevo nella vita, anche con gli uomini. Oggi non ho un compagno perché, nonostante stia tutto cambiando molto velocemente, esiste una figura discriminata che è la donna sopra i 60 anni. Una sessantenne non è una merce sul mercato dell’amore. Ci avete allungato la vita, ma dobbiamo fare trent’anni da vedove.
Eleonora Giorgi, attrice (link)
Per quanto riguarda il letargo cui fa cenno Piero Angela (vedi a inizio pagina), sotto il post di “Che tempo che fa” c’è un commento:
Il letargo non avviene x tutti. Deve sapere che molti soffrono x mesi e al momento del trapasso possono morire di una morte tremenda: la mancanza di ossigeno. Mi ha spiegato il professore che curava mio padre che è come morire affogato, cerchi aiuto speri che qualcuno ti salvi da quell”affogare ma purtroppo nessuno ti può aiutare. Credo che questa sia una delle peggiori morti quindi vorrei dire a chi ha scritto questo articolo che chi muore “andando in letargo” si può ritenere davvero FORTUNATO.
Vorrei poter fare la stessa ironia sulla morte, ma non posso più farlo da che, quattro mesi fa, ho perso mia figlia, aveva solo 29 anni, pochi istanti e la sua vita si è spezzata tra le lamiere di un’auto… e si è spezzato il mio cuore. Forse, solo chi ha perso un figlio o una figlia può capire il dolore straziante, un dolore che porta a contrattare con la morte, a vivere in essa, in perenne contatto… e l’ironia non è contemplata.
Anche a me è morta 5 giorni fa la persona più importante, la compagna di una vita da 53 anni Oggi non so per cosa alzarmi la mattina
Insomma, vedete proprio come la morte NON dà senso alla vita e tende a togliere la motivazione a vivere? Per l’approfondimento di questi concetti vedi:
Commenti rivelatori
Invece di fare domande dirette su vita e morte, c’è un modo forse più efficace, o comunque complementare, per cercare di capire cosa desidera veramente l’uomo. Ovvero leggere fra le righe dei commenti espressi in ambiti diversi, in cui le persone sostanzialmente “tradiscono” ciò che è massimamente desiderabile. È un esercizio utile e soddisfacente.
Oggi internet, in particolare il web 2.0, ci offre l’enorme possibilità, che prima non era presente, di accedere a tantissimi commenti. Di solito è traumatico, ma non sempre. Anche queste sono testimonianze.
Se potessi tornare indietro nel tempo
“1982 era tutto meraviglioso, tutte le persone a me care erano in vita”
“Agosto 1994 l’esplosione della mia gioventù 💖 e la conoscenza di mio marito estate indimenticabile”
“Anni 90 la mia adolescenza ❤️”
“Anni ‘90, i più belli della mia adolescenza”
“Anni’ 80: gli anni della mia infanzia”
“Anno 2018 mia mamma era ancora in vita è così avrei potuto digli di fare dei check up e scoprire i tumori…magari oggi sarebbe ancora qui…”
“3 settembre 1986. Un punto nel passato in cui vorrei DEVIARE verso un futuro alternativo…”
“1999 per fare scelte diverse”
Discussione
Il punto chiave che emerge da commenti di questo tipo, che si trovano a migliaia: è meraviglioso quando si è in salute e tutte le persone care sono almeno in vita. Quindi, non è la morte che rende la vita bella, ma esattamente l’opposto. Meno c’è morte e malattia, e più bene si sta. Più noi e le persone care siamo in salute, e più è meraviglioso. I bambini sono terrorizzati dalla morte, ma anche gli adulti (vedi ad es qui).
La psicologia forse non capisce le cause remote (v. etologia) di ciò e sembra rifugiarsi in soluzioni piuttosto retoriche, ma la biologia evoluzionistica lo capisce eccome: sono state selezionate positivamente le emozioni che tendono a respingere la morte, perché tendono a far sopravvivere di più (difendersi è la prima cosa: vedi amigdala, elaborazione della minaccia, ecc.). Naturalmente è una cosa che va compresa nella diversità, la quale è alla base dell’evoluzione.
Un’altra tendenza fondamentale è la preferenza per gli anni dell’infanzia, dell’adolescenza e della gioventù.
Questo corrisponde anche alla mia personale esperienza: ho ricordi di massima felicità nell’adolescenza, quando tutto andava bene e non c’era nessuna minaccia o prospettiva di morte percepita. Ma anche nei vent’anni e primi trenta (nessun lutto) vedevo un sacco di possibilità e vita davanti, pagine bianche, ed era proprio questo pensiero che, insieme alla condizione piacevole presente, mi rendeva felice (molto molto simile a quanto riporta Bruce Springsteen). Se fossi stato bene nel presente, ma con una sentenza di condanna a morte, non sarebbe stata una gran felicità (con l’invecchiamento è peggio perché, oltre alla prospettiva di condanna a morte, stai sempre meno bene nel presente, cioè non è una condizione in cui vivi bene fino a che muori all’improvviso, per capirsi). La condizione minima della felicità dovrebbe essere non essere condannati a morte.
Da notare poi anche “la curva a U della felicità”. Stranamente, chissà perché… c’è una flessione dopo la giovinezza. Poi risale…. ma abbiamo controllato bene se c’è un bias di selezione e se quella è davvero felicità, ed è equivalente a quella che si osserva a sinistra? Non credo. Anche perché contraddice nettamente i dati sul suicidio, la cui incidenza aumenta molto con l’età. Come fa a tornare su la curva se i suicidi aumentano? Mistero.
Altro tema cardine: il desiderio di tornare indietro per cambiare le cose e fare scelte diverse. DOMANDA. Per quale motivo a un certo punto si vorrebbe tornare indietro, invece che cambiare le cose nel presente? È uno dei punti assolutamente nodali su cui si dovrebbe riflettere. Il fatto è che chi è biologicamente giovane può avere (a meno di casi particolari) tutte le potenzialità, quindi può cambiare le cose che non vanno, perché ha tempo, e modo, di farlo. E non solo: poi ha tempo anche di vivere il cambiamento! Sono tutte cose che vanno tenute presenti insieme. Quando si dice che i bei tempi non tornano si dice questo. Anche quando si vorrebbe tornare indietro per salvare la vita a qualcuno, il problema di fondo è sempre un danno irreversibile, una perdita di integrità e quindi di salute non recuperabile (in sostanza, sempre processi teoricamente classificabili come invecchiamento [1]).
Quando si dice che “il tempo è dalla nostra parte”, non si sta dicendo che abbiamo poco tempo, ma che ne abbiamo tanto. Quindi il tempo è un valore fondamentale.
Per avere tempo bisogna avere salute. I giovani hanno tutta la vita davanti perché hanno mediamente più vitalità, salute e resilienza, e le hanno per motivi di struttura biologica. Se questa struttura viene mantenuta o migliorata, si ha potenzialità di vita in salute indipendentemente dalla data di nascita. Vedi ringiovanimento.
Ma è possibile?
Una delle cose più notevoli è che nulla in biologia indica che la morte sia necessaria.
Feynman, Richard P. Il piacere di scoprire. Adelphi Edizioni spa, 2020
Se volessimo realizzare il moto perpetuo, le leggi della fisica sarebbero già sufficienti per farci escludere una tale possibilità – oppure le leggi sono sbagliate. Ma nulla di quanto si è finora trovato in biologia indica l’inevitabilità della morte, e questo mi fa sospettare che la morte non sia affatto ineluttabile: sarà una questione di tempo, ma prima o poi i biologi scopriranno le cause di questa seccatura, e questa tremenda malattia, questa provvisorietà del corpo umano, verrà curata.
Immaginarie testimonianze da un futuro senza invecchiamento
“Avendo visto in prima persona gli effetti devastanti delle malattie legate all’età, non potrò mai esprimere abbastanza quanto cambi la vita vivere in un mondo in cui queste malattie appartengono al passato. Vedere i propri cari soffrire di malattie come l’Alzheimer e il cancro è qualcosa che non augurerei a nessuno. Fortunatamente oggi siamo in grado di prevenire e persino invertire queste malattie terribili, dando alle persone la possibilità di vivere sempre in salute, con una qualità di vita molto migliore, senza per forza peggiorare con l’età.”
“Una volta vivere in età avanzata era un’esperienza solitaria, perché gli amici e i familiari morivano o diventavano troppo fragili per passare del tempo insieme. Invece adesso, grazie alla possibilità di prolungare la nostra vita e di mantenere la nostra salute, sono in grado di continuare a fare nuove amicizie e ad approfondire i miei rapporti con le persone a cui tengo. È incredibile pensare che potrò trascorrere più tempo con le persone che rendono la mia vita degna di essere vissuta. In realtà era il mio pensiero normale fino a una certa età…”
“Prima della tecnologia di estensione della vita, il pensiero di perdere il mio amore era insopportabile. Ma ora possiamo continuare a vivere insieme e sperimentare tutte le gioie e le sfide della vita fianco a fianco. Il nostro amore si è rafforzato con il tempo e la consapevolezza di poter avere ancora più anni davanti a noi è una fonte di conforto e di gioia”.
“Quando ancora c’era l’invecchiamento, mi preoccupavo che i miei errori e i miei passi falsi mi avrebbero portato su una strada senza ritorno, dato che una qualsiasi scelta importante necessita di tempo per essere esplorata. Mi sentivo come se camminassi su un guscio d’uovo nelle mie relazioni e nelle mie carriere, sempre con la paura di fare una mossa sbagliata che potesse portare a una situazione senza uscita. Inoltre, ognuno ha i suoi tempi e le sue paure, non tutti compiono scelte velocemente, e inoltre, anche chi è meno titubante, non avendo la sfera di cristallo, si può comunque sbagliare. Fortunatamente, dato che ora non soffriamo più di decadimento psicofisico, sento di avere una rete di sicurezza che mi permette di rischiare e provare cose nuove senza temere conseguenze irreversibili.
Ad esempio, nelle mie relazioni sentivo che dovevo continuare a stare con una persona anche se la relazione non funzionava, perché il pensiero di ricominciare con qualcuno di nuovo mi scoraggiava, e c’era sempre meno tempo per trovare una persona davvero giusta per me. Anche perché non basta trovarla e poi hai finito! Dopo serve anche tempo per vivere la relazione come si deve e spensieratamente! Ma ora, sapendo di avere più tempo a disposizione, mi sento autorizzato a lasciare le relazioni che si rivelano effettivamente problematiche, e a trovare qualcuno che mi faccia stare davvero bene. Anche se la relazione non dovesse funzionare o dovesse finire per cause di forza maggiore (purtroppo ho un paio di amici che hanno perso improvvisamente la persona che amavano), so che posso ricominciare da capo con tutta la conoscenza e l’esperienza che ho acquisito e trovare qualcuno che sia più adatto a me.
Nella mia carriera, mi sentivo come bloccato in un lavoro che non mi soddisfaceva, perché, andando avanti con l’età, avevo paura di lasciarlo e di finire potenzialmente in un vicolo cieco. Ma rimanendo sempre biologicamente giovane, sento di avere il tempo di perseguire nuove opportunità e, eventualmente, di correre anche dei rischi. Posso esplorare diversi percorsi di carriera e settori e, anche se le cose non dovessero funzionare, dato che ci possono essere cambiamenti e crisi di vario tipo che non sono sotto il mio controllo, so che posso ricominciare da capo e usare le mie esperienze passate per fare scelte migliori in futuro.
In generale, la possibilità di ricominciare sempre da capo senza temere di finire in un vicolo cieco è stata incredibilmente liberatoria. Sento di avere la libertà di perseguire le mie passioni e di vivere la mia vita al massimo, il tutto conservando la conoscenza e la saggezza che ho acquisito grazie alle esperienze passate.”
Riferimenti
[1] Fuellen, G., Jansen, L., Cohen, A. A., Luyten, W., Gogol, M., Simm, A., Saul, N., Cirulli, F., Berry, A., Antal, P., Köhling, R., Wouters, B., & Möller, S. (2019). Health and Aging: Unifying Concepts, Scores, Biomarkers and Pathways. Aging and disease, 10(4), 883–900. https://doi.org/10.14336/AD.2018.1030
