Perché “Non Essere Lì” È la Strategia Migliore Contro l’Invecchiamento
Se sei un fan di Cobra Kai, conosci bene le filosofie contrastanti dei dojo: l’offensiva implacabile di Cobra Kai — Colpisci per primo. Colpisci forte. Nessuna pietà. (Strike First. Strike Hard. No Mercy.) — e l’approccio difensivo e basato sull’equilibrio del Miyagi-Do.
È proprio dalla saggezza del Miyagi-Do, delle arti marziali in generale, che emerge un concetto potente, l’antitesi dello scontro diretto: “Non essere lì” (o “meglio” ‘No essere lì’/’No be there’ nella forma zoppicante del maestro Miyagi, scimmiottata da Johnny Lawrence :). È anche uno dei cardini della difesa personale.
Cosa significa questa massima per un praticante Miyagi-Do? Non si tratta di ritirarsi per paura, ma di un livello superiore di maestria strategica. Significa non trovarsi nel posto dove il pericolo si manifesta. Vuol dire essere così veloce, così intuitivo, così predittivo e capace di prevenire o deviare l’attacco che il colpo del tuo avversario manca il bersaglio… perché semplicemente tu non ci sei. La vittoria più grande è quella che si ottiene evitando la battaglia. È una lezione di arti marziali e di difesa personale fondamentale che si tende a dimenticare, ma che i bravi maestri non mancano di ribadire.
Ora, facciamo un salto dal tatami al mondo della salute e della scienza. Non ti sembra che ci sia un parallelo sorprendente con un approccio rivoluzionario al benessere umano?
Parliamo di geroscienza, ovvero di quell’area scientifica che unisce lo studio delle malattie alla biologia dell’invecchiamento.
Il modello medico tradizionale è stato per lo più un vecchio “Cobra Kai” contro le malattie: attendi che il nemico (cancro, diabete di tipo 2, demenze, malattie cardiovascolari) si manifesti per attaccarlo con farmaci, chirurgia, terapie. Una lotta estenuante, spesso iniziata quando il nemico è già forte, anche se si cerca di attaccare per primi con gli screening periodici.
Per inciso, in una bella lezione nel primo episodio della seconda stagione di Cobra Kai, dopo la squalifica di Falco per aver attaccato alle spalle e la vittoria sporca di Miguel Diaz su Robby Keene, Johnny Lawrence cerca di far capire ai suoi studenti che un cobra è più badass quando attacca un nemico forte:
Miss Robinson! – Yes, Sensei! – Two cobras in the jungle. One kills the strongest lion, the other kills a crippled monkey. Which cobra do you wanna be? – The one who kills the lion, Sensei. – And why is that? – Because it kills a stronger animal. – Correct!
Fa un po’ venire in mente la narrazione del “guerriero” usata spesso oggi quando una persona ha una malattia importante. Purtroppo, nella realtà delle malattie associate all’invecchiamento, questo tipo di “strategia” è destinata inesorabilmente a fallire, sia perché le nostre difese si indeboliscono, sia perché molte sono la manifestazione stessa della degenerazione (demenze, problemi cardiovascolari, eccetera). Qui sotto potete vedere il terrificante grafico dell’aumento dell’incidenza di malattie con l’età, riportato dal biologo Andrew Steele in suo talk sull’invecchiamento.

La geroscienza, invece, ispirata da un’intuizione che potremmo definire “Miyagi-Do”, adotta la strategia del “Non essere lì”. Invece di prepararsi a combattere decine di malattie dopo che sono emerse, la geroscienza, in un modo più olistico e meno “isolante”, si concentra sulla causa comune che le rende tutte più probabili e dannose: l’invecchiamento biologico stesso.
L’idea è geniale nella sua semplicità: se possiamo rallentare, fermare o persino invertire i processi biologici fondamentali che causano l’invecchiamento a livello cellulare e molecolare, non stiamo solo ritardando l’insorgenza di una malattia. Stiamo riducendo radicalmente la probabilità di sviluppare molteplici patologie legate all’età, contemporaneamente. Stiamo agendo alla radice, impedendo che il “colpo” dell’età vada a segno su sistemi fragili. Questo è il cambio di paradigma guidato dalla geroscienza.
Ecco il potente parallelismo “Non essere lì”:
- Curare una malattia dopo che si manifesta = Essere lì quando l’attacco arriva e doverti difendere con tutte le forze (l’approccio reattivo).
- Intervenire sull’invecchiamento (geroscienza) = “Non essere lì” quando le malattie associate all’età dovrebbero statisticamente colpirti. Lavori a monte, sulla resilienza e la “giovinezza” dei tuoi sistemi biologici, per mantenerti fuori dalla traiettoria del pericolo.
È un cambio di prospettiva fondamentale: dalla cura della malattia all’estensione della salute (healthspan). Si tratta di applicare al nostro corpo la saggezza del Miyagi-Do: prevenire lo scontro, non facendosi trovare impreparati, anzi, non facendosi trovare proprio lì, in uno stato biologico che attira e nutre le malattie, che alla fine prendono il sopravvento, e rendono disabili, se non uccidono prima, e uccidono. Prevenire è meglio che curare, e prevenire radicalmente è meglio che prevenire (tantissime malattie diverse).
L’approccio del Cobra Kai può tirarti fuori dai guai, ma, come ha capito Johnny Lawrence e infine il suo stesso maestro e fondatore del Cobra Kai John Kreese, può distruggerti la vita.
Spesso si difende l’inevitabilità dell’invecchiamento dicendo che la vecchiaia porta con sé una preziosa saggezza derivata dall’esperienza. Ma la vera saggezza, invece, sia essa appresa sul tatami del Miyagi-Do o attraverso le scoperte emergenti della geroscienza, ci insegna qualcosa di ancora più profondo: la prevenzione radicale. Che significa anche qualità e pienezza di vita: quella giovanile, in cui il corpo risponde come dovrebbe ed è pieno di vitalità e bellezza.
Questo cambio di paradigma, che inizia proprio citando la ricerca sull’eterna giovinezza, lo ritroviamo espresso nell’editoriale del primo numero della rivista scientifica Nature Aging, liberamente accessibile a questo link.
Il Cobra Kai Non Muore Mai – Cobra Kai Never Dies
Cobra Kai…never dies…
Ma…. “Il Cobra Kai non muore mai”. Uno dei mantra di tutta la serie, che è iniziato nel terzo episodio di Karate Kid. In effetti, possiamo individuare tre motivi per cui lo spirito del Cobra Kai non è del tutto da buttare.
Il primo motivo. Una delle cose più belle di tutta la serie Cobra Kai è l’evoluzione che accompagna i personaggi e le idee. Il Cobra Kai non è un’entità immobile, ma evolve, impara, cambia pelle, e lo stesso fa il Miyagi Do. I personaggi dei due dojo imparano gli uni dagli altri che diversi approcci possono coesistere e avere la loro utilità. In effetti, la vita (e la biologia) sono imprevedibili. Nonostante i nostri sforzi per “Non essere lì”, a volte il “colpo” arriva comunque; una malattia può manifestarsi nonostante ogni tentativo di prevenzione. In quei momenti, l’approccio combattivo e resiliente, l’abilità di affrontare il problema a muso duro, diventa fondamentale. Saper “combattere” con diagnosi precoce, terapie efficaci e una forte volontà di recupero è il necessario complemento alla prevenzione.
Il Miyagi-Do ci offre la saggezza di evitare lo scontro, la geroscienza ci offre gli strumenti per applicare questo principio alla nostra biologia. Ma non dimentichiamo che l’inevitabilità della vita ci impone anche di essere pronti a combattere quando necessario.
Il secondo motivo. Da un altro punto di vista, che cos’è la prevenzione radicale se non una forma estrema di “colpire per primi”? Che cos’è se non un Cobra Kai nella sua massima maturità ed evoluzione? Anche nella serie TV ci sono alcune situazioni di questo tipo, nelle quali il concetto di “colpire per primi” viene utilizzato in senso esteso, ad esempio dall’approcciare prima degli altri una persona che ti piace, al fare il primo passo per ricucire un’amicizia o una relazione.
Tra parentesi, la frase “Cobra Kai Never Dies“, usata nella serie e tristemente rievocata nei momenti di lutto per la morte di alcuni degli attori dell’universo di Karate Kid, tocca una corda profonda: il desiderio umano di permanenza, di non essere sconfitti dal tempo e dalla mortalità. La geroscienza, nel suo tentativo di estendere la salute e la vitalità, risponde a questo desiderio millenario con strumenti scientifici. Punta a far sì che ciò che “non muore mai” sia, in un senso molto reale e tangibile, la nostra capacità di vivere pienamente, attivamente e senza il peso della malattia.
Forse, allora, il vero significato profondo di Cobra Kai Never Dies non è solo la sopravvivenza di un dojo, ma la nostra aspirazione più profonda a una vita resiliente e piena. Una vita che, armata della saggezza della prevenzione e della forza di reagire quando serve, possa davvero aspirare a qualcosa che si avvicini… a non morire mai.
Ed inoltre, fino a che sei biologicamente giovane, puoi sempre ricominciare, ripartire, rigenerarti, imparare, migliorare, recuperare e diventare il vero te stesso. A proposito del concetto di ripartire, ascoltatevi “Start Over” (“ricominciare”), dalla colonna sonora di Cobra Kai. Non a caso potete sentire una sensazione di calore e accoglienza. La sensazione del futuro che ci attende in modo benevolo.
Infine c’è un terzo punto: NO MERCY.
Non a casaccio, ma contro l’invecchiamento… NESSUNA PIETÀ.
Alcuni riferimenti bibliografici:
- Aging in unity. Nat Aging 1, 1 (2021). https://doi.org/10.1038/s43587-020-00022-2
- Sierra F. (2016). The Emergence of Geroscience as an Interdisciplinary Approach to the Enhancement of Health Span and Life Span. Cold Spring Harbor perspectives in medicine, 6(4), a025163. https://doi.org/10.1101/cshperspect.a025163
- Kaeberlein, M., Rabinovitch, P. S., & Martin, G. M. (2015). Healthy aging: The ultimate preventative medicine. Science (New York, N.Y.), 350(6265), 1191–1193. https://doi.org/10.1126/science.aad3267
