I modi di dire con la morte tradiscono ciò che ne pensiamo. Il concetto chiave che emerge è che finché si sta bene non si vuole morire, a prescindere dall’età. E quando si sta male si vorrebbe tornare a stare bene, se possibile. Il desiderio di morte può invece arrivare quando si ritiene che la sofferenza non sia più risolvibile. Infatti, mano a mano che si invecchia e si impara che non si può tornare in forma e in salute come prima, le prospettive sentimentali e di lavoro diminuiscono, si guarisce peggio da qualsiasi cosa, i problemi si cronicizzano, le persone care muoiono, la felicità non è più raggiungibile e la voglia di vivere diminuisce (i dati sul suicidio in relazione all’età sono piuttosto eloquenti).
La morte, in generale, è considerata la cosa peggiore
Vediamo che opinione abbiamo della morte, analizzando numerosi modi di dire comuni.
Questione di vita o di morte
Si intende che la questione è di primaria importanza, quindi la perdita della vita è vista come la cosa peggiore che possa capitare.
Non sarà la morte di nessuno / non muore nessuno se…
Intende: male che vada, la portata del danno è limitata. Se morisse qualcuno sarebbe un grave problema (tutti condividono che la morte è grave, essendo l’irrimediabile), ma dato che non muore nessuno, non è così grave. (ovviamente se qualcuno rimanesse paralizzato o menomato sarebbe grave, ma i modi di dire devono essere immediati). Questo perché la morte è un’eventualità da evitare, dato che è una cosa non riparabile.
Infatti:
A tutto c’è rimedio, tranne che alla morte
Quando uno è morto, non si può fare più nulla per rimediare. La morte è un punto di assoluto non ritorno.
Sto pensando al peggio / Evitare il peggio
“il peggio” è usato spesso come sinonimo di decesso. Quindi si associa la morte alla cosa peggiore che può capitare.
Lavorare a ferragosto in queste condizioni [oppure sostituire con qualsiasi altra cosa orribile] è la morte…
Significa: questa cosa è orribile, dato che la morte è orribile.
Morte e distruzione!
Uno scenario catastrofico (la morte non indica benessere).
Che mortorio
Una situazione molto triste, desolante. Evidentemente la morte non causa allegria.
Neanche morto!
Una cosa che non si vuole fare nemmeno di fronte alla peggiore minaccia. Quale sarà mai? Quella di morte.
Brutto come la morte
La morte è una cosa brutta, e tra le cose brutte è la cosa più brutta.
Invecchiare è brutto, ma l’alternativa è peggio!
Frase sentita dire da anziani o persone di mezza età
Invecchiare è un privilegio
Frase che tende a consolare chi si lamenta dell’invecchiamento, dato che si fa notare che si è comunque in vita, sottintendendo che chi è andato incontro alla morte abbia avuto un destino peggiore di chi sta invecchiando. Ancora una volta, la morte è l’ultima cosa che si vorrebbe.
Questo modo di ragionare comunque vive nel falso dilemma in cui o si muore o si invecchia. Non viene nemmeno concepita l’alternativa di vivere senza invecchiare, cioè rimanendo biologicamente giovani nonostante il passare del tempo (perché non si è a conoscenza del concetto di senescenza trascurabile).
L’età c’è, ma è bello festeggiare l’essere in vita.
Un commento
Analisi “logica”: l’età c’è, ma è bello [quindi la parte precedente, l’età, non è bella] il fatto di essere vivi [vita = bello].
Qui ci sono due informazion chiave:
- L’invecchiamento non è bello.
- È comunque bello essere vivi.
Quindi la vita è quasi sempre meglio della morte, anche se l’età avanzata non è bella (collegato alla retorica dell’invecchiamento come privilegio).
Da qui si dovrebbe capire che ci interessa sempre essere vivi, finché si sta sufficientemente bene. È proprio il concetto unificante.
Se si migliorasse la parte che fa dire “l’età c’è”, ovvero si riuscisse a mantenere un’età biologica giovanile (resilienza e aspetto di un ventenne o trentenne), la vita sarebbe sempre meglio della morte, quindi non ci sarebbe mai un età in cui è meglio morire. Infatti l’augurio che si fa sempre è “Ti auguro di (o spero di) stare bene il più possibile”. Questo vuol dire che si desidererebbe stare bene a tempo indeterminato, se fosse possibile.
Pensiamo a goderci la vita, che tanto nessuno ne uscirà vivo.
Qui la questione è più complessa. Dato che andando avanti non c’è modo di salvarsi dalla morte, naturalmente sarà bene goderci la vita con una certa fretta (il che già stride, perché la fretta non aiuta a godersi la vita). Il bene è, come si vede, il godersi la vita. Lo scopo è sempre quello di godersi la vita, anche perché qualsiasi altro scopo ultimo pensabile porta sempre al godersi la vita, non al voler soffrire. Anche se non si dovesse morire mai, il senso sarebbe quello, non sarebbe di certo “pensiamo a soffrire e ad essere infelici, dato che non siamo condannati a morte”. Certo non ci sarebbe la fretta e ognuno potrebbe godersi la vita con i propri tempi, imparare, evolvere, fare progetti di più ampio respiro e non pensare solo a sé. Invece con la condanna a morte in arrivo in fretta, bisogna pensare al qui e ora, quindi avere una visione più miope, magari avere uno stile di vita rischioso (“tanto di qualcosa si deve morire”), sempre con l’ansia che tutto può finire da un momento all’altro e che la vita è breve.
Vivi e lascia vivere
Notare che è tutto rivolto alla vita. Non è “muori e lascia morire”.
Non tutto è perduto
“Perdere tutto” è visto come il male.
Evviva!
Le cose belle sono associate alla vita. Non c’è “Emmuoia!”.
È l’inizio della fine…
La fine, come si vede, non è affatto la prospettiva desiderata.
Alimentando il rancore moriamo poco a poco
https://lamenteemeravigliosa.it/alimentando-il-rancore-moriamo-poco-a-poco/
Questo titolo introduce un articolo che parla del rancore, ma il sottinteso di questa frase è che morire poco a poco non è una cosa buona. Altrimenti. se morire fosse buona, il rancore non sarebbe un problema. Ma anche invecchiare è morire poco a poco, quindi anche invecchiare non è una cosa buona.
“Allenare la mente: se non la usi la perdi”: video
- Perdere la mente evidentemente non è desiderato, anzi sembra essere ciò che spaventa di più in relazione all’invecchiare, ma è quello che accade invecchiando, dato che l’invecchiamento implica anche il declino delle facoltà mentali, certamente più o meno rapido a seconda di tanti fattori, in modo tale che alcuni muoiono prima per il declino di altre strutture, invece che del cervello.
- Altro concetto. “Adesso la vita è vista come una crescita continua”: punto del video
- Altro concetto: “Passioni. Ciò che ci piace fare”. “Il più delle volte richiede una mente lucida. Buona memoria, buona attenzione, concentrazione eccetera.”
Quello che mi spaventa di più non è tanto la morte in sé, ma la sofferenza
Una cosa che ho sentito dire da molti, ed è assolutamente comprensibile
Chiaramente, anche se si dice che invecchiare è un privilegio rispetto al morire giovani, esistono condizioni considerate peggiori della morte. Secondo voi sono quelle associate a felicità o a sofferenza? Io direi a sofferenza, in particolare a quella grave e senza possibilità di recupero. Se uno invece fosse in perfetta salute, desidererebbe vivere. Ma purtroppo esistono condizioni in cui la qualità della vita è così compromessa da causare una sofferenza insopportabile e senza possibilità di recupero: la sofferenza fa sempre la differenza, insieme alla prospettiva di superarla, e il binomio sofferenza insuperabile è quello che causa il desiderio di morte. Notare l’asimmetria totale tra felicità e sofferenza, che filosofie come lo Yin e lo Yang sembrano far scomparire, equiparando il bene al male, perdendo l’informazione fondamentale, la direzione fondamentale, il senso fondamentale che caratterizza i viventi dai non viventi, soprattutto chi ha dei sentimenti da chi non li ha. Certo, la morte interviene nel caso estremo per togliere la sofferenza, e in questo senso ha un che di positivo. Ma non è una soluzione, al limite, forse, è un “workaround” per eliminare la sofferenza (“Operazione riuscita, il paziente è morto”).
Ora, molte persone credono che la morte non sia un gran problema facendo notare che esistono condizioni peggiori, come se il fatto che esista una condizione B peggiore di A renda automaticamente A un problema non rilevante o un non-problema, a prescindere dalla sua gravità. Naturalmente questo è un errore logico: essere bruciati vivi è peggio che morire sul colpo se ti sparano in testa. Ma da questo non deriva che gli “headshot” non sono un problema grave da risolvere o evitare il più possibile.
L’importante è che tu stia bene | L’importante è la salute
Lo scopo fondamentale è stare bene, che implica rimanere vivi e in salute.
Quello che poi molte persone sembrano non comprendere bene, però, è la relazione tra morte e salute, ovvero che le due cose non sono indipendenti: per essere in salute, si deve essere come minimo vivi. La vita è condizione nessaria (ma ovviamente non sufficiente) per la salute. La salute è condizione sufficiente per la vita (se sei in salute, allora sei come minimo anche vivo). La morte arriva quando le condizioni di salute sono sotto una certa soglia, per via del deterioramento strutturale/fisiologico venutosi a creare per qualsiasi causa. Anche in caso di incidente si viene a creare un deterioramento strutturale (infatti in letteratura ci sono definizioni di invecchiamento biologico che includono anche gli incidenti come causa di invecchiamento).
Tranquillo, le cose si aggiusteranno, tutto si risolve
Frase usata per tranquillizzare, dato che il desiderio universale è che le cose si risolvano, si mettano bene, non male. Se c’è un danno alla salute che non permette di stare bene si vuole che si ripari. L’invecchiamento è il risultato del fatto che i danni non vengono riparati, quindi finché esiste l’invecchiamento, le cose non si aggiusteranno, ma si romperanno sempre più.
Auguri di pronta guarigione
L’augurio che si fa alle persone care (e a noi stessi) è sempre di guarire, non di peggiorare e morire.
Life is short / il tempo vola
La vita è troppo breve per […]
La sensazione generale sulla durata delle vita non è che sia sufficientemente lunga, ma che sia breve. Già questa considerazione contiene un’indizio del desiderio generale: che la vita sia piu lunga.
Più si va avanti e più le persone diventano consapevoli della brevità della vita, mentre i più giovani tendono a non rendersi conto, e ad essere spensierati (ovviamente con varie eccezioni e diversità). Evidentemente perché erano abituati a vedere un orizzonte tendenzialmente indefinito… il che non causa particolari shock. Anzi, al contrario, è appunto associato a una maggiore spensieratezza, ai “bei tempi che non tornano”. Questo contraddice completamente una diffusa narrazione secondo cui sarebbe la consapevolezza della brevità della vita a darle valore. Una confutazione dettagliata a vari livelli si trova nell’articolo Morte e Motivazione: confutazione radicale di alcune argomentazioni comuni.
Un’altra conferma del fatto che di base tenderemmo all’infinito è un’osservazione che viene spesso fatta: “le persone credono di essere eterne”, come se in effetti il nostro modo di vivere e pensare fosse proiettato nel futuro a tempo indeterminato.
Si può in effetti mostrare che, in base ai nostri desideri di base, non può esistere una vita sufficientemente lunga, dato che in ogni momento del presente, ognuno vorrebbe stare bene e in salute, quindi come minimo vivere. Non c’è un momento in cui si desidera stare male, oppure morire, se si sta bene. Quindi la domanda è: perché uno dovrebbe desiderare di stare male, o che altri stiano male? È il fatto che si arriva, senza sceglierlo, a stare male a, eventualmente, far desiderare che la vita finisca. Tutto ciò è alla base dell’etica sull’estensione della vita.
Quindi si desidera non solo vivere, ma anche stare bene. Il che, di base, esclude completamente la morte. Il desiderio di morire è secondario ad una impossibilità di stare bene (causato da malattie/disabilità croniche e incurabili e spesso dolorose, la cui causa principale peraltro è l’invecchiamento), ma nel caso in cui uno potesse stare bene ed essere felice, non si vede alcuna ragione per cui si dovrebbe desiderare la morte.
In generale comunque, ognuno dovrebbe poter scegliere in base alla sua natura, il suo modo di essere, Invece, date le enormi contraddizioni attuali, ad oggi non si può scegliere nulla: tendenzialmente si è giudicati male se si vuole morire prima di un certo tempo e giudicati male se si vuole vivere oltre un certo tempo. Questa inversione di polarità è basata fondamentalmente sulla fallacia naturalistica per cui qualsiasi condizione attuale esistente considerata “normale” o “naturale” si crede sia automaticamente giusta e quindi da non modificare (vedi fallacia naturalistica).
Da tutto ciò segue il senso della ricerca sul ringiovanimento biologico, che ha lo scopo di mantenere le persone che lo desiderino in piena salute, dato che l’invecchiamento, secondo la geroscienza, è la principale causa di perdita di salute. Tutto ciò ha senso anche dal punto di vista evoluzionistico, vedi per esempio Al-Shawaf, L., Zreik, K., & Buss, D. M. (2021). Thirteen misunderstandings about natural selection. Encyclopedia of evolutionary psychological science, 8162-8174.
