Condizioni di base della felicità

«Non esiste niente nella tua vita come quel momento in cui sei giovane e la tua vita è una pagina bianca messa davanti ai tuoi occhi. Mi mancano le promesse, le possibilità, il mistero di quella pagina bianca»

Bruce Springsteen

(fonte: rollingstone.it)

Qui c’è il tema del ricordo delle condizioni della vera felicità.

“Non avevo soldi, famiglia e nessun futuro realistico. Però ricordo che su quel divano, con la brezza estiva che mi sferzava e l’odore di acqua salata nell’aria che veniva dalla spiaggia, ho capito di essere felice. Felice. Avevo tutto. Forse era così, sapete? Non c’è niente nella vita come quando sei giovane e abbandoni un posto, tutta quella libertà giovanile. Ti senti finalmente slegato da tutto ciò che conoscevi: la vita di prima, il tuo passato, i tuoi genitori, il mondo a cui eri abituato e che amavi e odiavi. La vita che hai davanti è come una pagina bianca. Questa è la cosa che mi manca di più con l’età, mi manca la bellezza di quella pagina bianca. C’è così tanta vita davanti a voi. Le sue promesse, le sue possibilità, i suoi misteri, le sue avventure. Quella pagina bianca che sta lì e basta. E che vi invita e vi sfida a scriverla”.

Bruce Springsteen (fonte)

Questa cosa è capitata anche a me e a tanti altri, ovvero di aver pensato, in una specifica situazione, di essere felice, e di ricordarsi i pensieri associati a quel sentimento: assenza di preoccupazioni, giovinezza e lunga prospettiva futura, qui espressi con la metafora della pagina bianca. La bellezza della pagina bianca, dell’avere la vita davanti. Spazio, tempo di manovra. Un orizzonte fertile.

Libertà e giovinezza. Il sottinteso è l’assenza di preoccupazioni per la salute, e il poter essere ed esprimere pienamente sé stessi. L’assenza di preoccupazioni per la salute è dovuto al fatto che da giovani molti non hanno avuto gravi malattie o lutti e tendono a pensare che la vita sarà sempre così. È importante tenere a mente questo.

Prospettiva futura

Infatti, la principale consolazione che si offre a una persona che sta soffrendo molto, se è giovane, è proprio questa: “Sei giovane. Hai tutta la vita davanti! Vedrai che tutto si sistema”. La giovinezza implica possibilità di rimedio, di recupero, di ricostruzione. Ovviamente non è una certezza, ma è una possibilità. Invece, una volta persa la giovinezza, questa possiblità di avere tempo per rimediare e vivere pienamente viene persa. Un giovane ha una prospettiva futura, almeno potenziale. Un non-giovane ha già perso molte possibilità, anche se non è anziano, e ha davanti la prospettiva di invecchiamento, di declino. Tutti sanno che i 40 anni sono momento di bilanci (e di vertigine). Evidentemente, alcune opzioni sono scadute. Non so se l’avete notato, ma molti sportivi sono costretti a smettere, verso i 40 anni. Mettiamo il caso che uno verso i 40 anni, scopra di amare uno sport tipo la ginnastica artistica o lo voglia provare, o recuperare se l’aveva iniziato nella giovinezza. Non può nemmeno provarci, anche con tutta la buona volontà. Il diciottenne invece ha davanti una prospettiva di un ventennio di giovinezza. Notate la differenza? Un anziano cosa ha davanti, se non la prospettiva di morte? [Silenzio e balbettii] Vedi articolo su psychology today.

L’importanza della prospettiva futura come condizione per la felicità è un tema altamente trascurato, per non dire inesistente, sia in psicologia che in buona parte della filosofia.

In molti ambiti ha preso piede la retorica della felicità come scelta, o addirittura della felicità incondizionata. Si tende a credere che l’umore sia indifferente al contesto. Peccato che emozioni e sentimenti non si possono scegliere, e dipendono dal contesto in cui si è, altrimenti, se fossero del tutto arbitrari o aleatori, non sarebbero adattativi. Invece le emozioni si originano in un contesto evoluzionistico per massimizzare la sopravvivenza e la riproduzione. L’adattamento non è la mera sopportazione o resilienza, è ben altro.

Una persona che viene violentata o chiusa in un una cella, un bambino a cui muoiono i genitori, dei genitori a cui muoiono i figli, un condannato a morte, non possono scegliere di essere felici e spensierati. Pretendere che Maria sia felice in certi contesti che lei non ama, darle la colpa di non scegliere di essere felice, invece che rispettare i suoi sentimenti nella sua diversità personologica e contestuale è semmai una forma di violenza o abuso. La resilienza, la sopportazione, l’andare avanti, il resistere, il mero sopravvivere, non sono felicità. La vera felicità è un’altra cosa, e ha a che fare con ciò che si ama davvero.

La vera felicità è associata a questi concetti:

  • passione e amore
  • libertà
  • salute
  • giovinezza
  • prospettiva futura
  • possibilità (di guarire, di realizzare sogni, di innamorarsi)

Mentre l’infelicità a questi altri:

  • morte, lutto
  • malattia grave e/o cronica
  • dolore
  • violenza
  • mancanza di libertà
  • perdita definitiva di ciò che si ama
  • vecchiaia (si associa a varie mancanze precedenti)

Alcuni provano addirittura a sostenere che con l’aumentare dell’età si registrerebbe un aumento di felicità. Però poi non fanno vedere questi dati:

Numero di morti per suicidio per fascia d’età. Questo grafico mostra la ripartizione dei decessi annuali per suicidio in base alla categoria di età. Fonte: https://ourworldindata.org/suicide#suicide-by-age

Vediamo infatti nel grafico del numero di morti per suicidio per fascia d’età: “A livello globale, i tassi di suicidio sono più alti nelle persone di età pari o superiore ai 70 anni. In realtà, i suicidi a livello globale seguono uno schema standard: più è anziana la fascia d’età, più alto è il tasso di mortalità.” [1]

La giovinezza rende possibili libertà, prospettiva futura, possibilità e avventura, nella pienezza di sé. Vitalità in generale.

Ovviamente la giovinezza non è condizione sufficiente per la piena salute, dato che è possibile ammalarsi anche da giovani, ma rimane comunque una condizione necessaria per la piena salute. Per far capire meglio questo tipo di concetto, si pensi a questo: l’ossigeno non è condizione sufficiente per essere in salute, ma senza ossigeno è impossibile, quindi l’ossigeno è condizione necessaria. I corsi di matematica del primo anno di università insistono su questi concetti fondamentali, proprio perché, purtroppo, evidentemente, non vengono acquisiti nelle scuole dell’obbligo.

L’invecchiamento biologico (senescenza)[2] distrugge quella parte fondamentale per la felicità che è la possibilità di avere pagine bianche da scrivere essendo pienamente sé stessi. E fa questo perché distrugge lentamente la persona fino alla morte: l’invecchiamento è perdita di struttura, informazione, funzione, quindi perdita di identità, perdita di sé, degenerazione, che oltre a favorire malattie e disfunzioni, portano alla fine all’annientamento. La buona notizia è che l’invecchiamento non è una legge di natura, quindi è questione di tempo prima che venga trovata una soluzione, e la scienza ci sta già lavorando.

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[1] Citando Ourworldindata: Il suicidio è una delle principali cause di morte nei giovani. Ma questo non significa necessariamente che il suicidio sia più probabile nei giovani che negli anziani: è in gran parte un riflesso del fatto che le popolazioni più anziane muoiono anche per molte altre cause. Lo vediamo osservando le cause di morte delle persone di 70 anni e più: la maggior parte muore per malattie cardiovascolari, tumori, demenza e malattie respiratorie. Il numero di suicidi è elevato, ma inferiore alle altre cause.
Nel grafico qui riportato vediamo i tassi di suicidio suddivisi per fascia d’età. Questi tassi sono espressi come numero di morti per suicidio ogni 100.000 persone in una determinata fascia demografica. A livello globale, i tassi di suicidio sono più alti nelle persone di età pari o superiore ai 70 anni. In realtà, i suicidi a livello globale seguono uno schema standard: più è anziana la fascia d’età, più alto è il tasso di mortalità.”

[2] Anche altri tipi di danno permanente accidentale possono farlo, ma l’invecchiamento biologico può essere definito come l’insieme di tutti i processi che riducono il benessere di un individuo, ovvero la sua salute o la sua sopravvivenza o entrambi (cfr Fuellen, G., Jansen, L., Cohen, A. A., Luyten, W., Gogol, M., Simm, A., Saul, N., Cirulli, F., Berry, A., Antal, P., Köhling, R., Wouters, B., & Möller, S. (2019). Health and Aging: Unifying Concepts, Scores, Biomarkers and PathwaysAging and disease10(4), 883–900. https://doi.org/10.14336/AD.2018.1030), quindi l’affermazione può essere valida in più modi.


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