Sgretolare la retorica sulla morte

Spesso vengono fatte delle affermazioni sulla morte che pretendono di convincere che la morte dia senso alla vita, ma non reggono ad un’attenta analisi logica. Per esempio, c’è un articoletto sulla morte che ha alcuni buoni punti, ma si conclude veramente male.

Titolo: “Le aragoste non muoiono per vecchiaia, ma per esaurimento.”

Sottotitolo: “Essere mortali rende la vita molto più dolce.”

Questo è l’incipit:

Fin dall’inizio dei tempi, gli esseri umani hanno fantasticato e cercato la vita eterna. Le aragoste e una specie di medusa ci offrono indizi su come potrebbe essere l’immortalità nel mondo naturale. L’evoluzione non si presta facilmente alla longevità e la filosofia potrebbe suggerire che la vita è più preziosa senza l’immortalità

Per lo meno c’è il condizionale “potrebbe”. Ma in realtà la filosofia potrebbe suggerire anche che non è così.

Perché vogliamo vivere per sempre? Sebbene la ricerca dell’immortalità sia antica quanto l’umanità stessa, è sorprendentemente difficile da trovare nel variegato mondo naturale. A dire il vero, all’evoluzione non interessa quanto viviamo, purché viviamo abbastanza per trasmettere i nostri geni e per assicurarci che i nostri figli siano vagamente accuditi. Tutto ciò che è più di questo è superfluo e l’evoluzione non ha molto tempo da dedicare alla longevità inutile.

Questa parte non è poi così male (a parte il fatto che l’evoluzione in generale non ha nemmeno interesse a trasmettere geni tramite i figli, dato che non ha scopi o intenzioni).

La domanda più filosofica, però, è: perché vogliamo vivere per sempre? Siamo tutti inclini all’angoscia esistenziale e tutti, almeno in parte, temiamo la morte. Non vogliamo abbandonare i nostri cari, vogliamo portare a termine i nostri progetti e preferiamo di gran lunga la vita conosciuta a un aldilà sconosciuto.

Buone osservazioni, con un accenno alla diversità rispetto alla paura della morte. Fin qui ancora tutto piuttosto bene..

Tuttavia, la morte ha uno scopo. Come sosteneva il filosofo tedesco Martin Heidegger, la morte è ciò che dà senso alla vita.

Eh? Ah ok, dato lo sostiene Heiddeger, allora deve essere necessariamente vero…! Ma lo dimostra o è una sua opinione? E gli altri filosofi? …È iniziata la parte problematica.

Il fatto che ci sia una fine rende il viaggio utile. È giusto dire che un gioco è divertente solo perché non va avanti all’infinito, una commedia avrà sempre bisogno del suo sipario e una parola ha senso solo alla sua ultima lettera. Come la filosofia e la religione hanno ripetuto nel corso dei secoli: memento mori, ovvero “ricordati che morirai”.

Qua c’è una collezione di fallacie che la metà basta, smontabili una ad una.

Partiamo dal fondo, dal memento mori. Osservare che qualcuno nei secoli abbia ripetuto di ricordarsi che si muore, cioè descriva un fatto, non spiega in alcun modo perché la morte dovrebbe dare senso alla vita. Manca la relazione tra le due cose.

Le altre affermazioni invece sembrano tentativi, parvenze di spiegazioni, anche se sono a dir poco inconsistenti.

“Il fatto che ci sia una fine rende il viaggio utile”

L’originale è “Having the end makes the journey worthwhile”. Sembra una fallacia di pertinenza. Anche se questo fosse vero per quanto riguarda il viaggiare, che è un concetto specifico, è da vedere se dovrebbe valere anche per la vita in generale. Prima bisogna dimostrare che i concetti di viaggio e vita siano completamente isomorfici, in modo che si possa poi essere sicuri che ciò che dico per una cosa valga anche per l’altra.

Ci sono in effetti differenze sostanziali. Tanto per cominciare, si nota che la fine del viaggio implica un individuo che rimane in vita (a meno che non si schianti al casello autostradale, o alla stazione, ma in quel caso il viaggio non lo definirei utilissimo). Una volta arrivato a destinazione, questo individuo fa cose, e ne trae un utilità, proprio in virtù del fatto che la sua vita continua. Esempio: se il viaggio mi porta a scuola, il viaggio mi è utile in quanto la scuola è utile per imparare. Tutte queste considerazioni, sostanziali, non valgono per la vita, dato che alla fine della vita non si è vivi, quindi non si può trarre alcuna utilità.

Si può rilevare che il concetto di viaggio porta con sé il fatto di essere un mezzo per arrivare a destinazione, perché lo scopo è trovarsi in una certa destinazione. E trovarsi in un certo luogo può essere la base per fare qualcosa che può essere fatto in un certo luogo e non in un altro. Tipo comprare qualcosa, vedere qualcosa, iniziare una certa attività. Invece la vita non ha in sé l’essere un mezzo per qualcos’altro. Non a caso, molto spesso della vita si dice proprio l’opposto, cioè che non conta la destinazione, ma il viaggio. Quindi sembra proprio una fallcia di pertinenza. D’altra parte il concetto di “utilità” non viene nemmeno sfiorato.

Ma non solo. Si può anche notare che il viaggio può essere utile in vari modi a prescindere dalla sua fine, se si possono fare cose durante il viaggio, come conoscere persone, vedere paesaggi, lavorare, divertirsi. Spesso infatti i “viaggi a vuoto” non sono del tutto inutili, perché possono includere un certo bagaglio di esperienza utile o una serendipità. Il concetto di utilità non richiede la fine di un viaggio, né della vita. Anche perché prima o poi si dovrà iniziare a realizzare se le cose sono utili se portano qualcosa di buono, e il buono ha a che fare con la percezione del bene, di una qualità positiva.

“è giusto dire che un gioco è divertente solo perché non va avanti all’infinito”

Il primo problema è che si presuppone che la vita sia equiparabile a un gioco, il che è un presupposto arbitrario e una fallacia di pertinenza. Il secondo è che il concetto di gioco è un po’ vago, il che rende l’affermazione di per sé molto vaga. Del resto esistono giochi che non hanno una fine, tipo Minecraft, i simulatori di guida, di volo, e mille altri, e rimangono divertenti nella loro continuità. In sostanza l’affermazione si regge su due presupposizioni arbitrarie.

In altre parole, ammesso ma non concesso che un gioco sia divertente solo perché non va avanti all’infinito (ma questo potrebbe dipendere dal tipo di gioco, dalle sue regole, dalla sua complessità, addirittura dalla definizione di gioco), questo non implica che tutte le cose abbiano senso perché finiscono. La vita sulla Terra ha senso se non va avanti all’infinito? Quindi ora non sta avendo senso?

“Una commedia ha bisogno del suo sipario”

La vita è una commedia? C’è sempre questo problema della fallacia della pertinenza e generalizzazione indebita da singoli casi al tutto. Non posso prendere un esempio a caso in cui la fine sembra necessaria e pretendere che valga per tutto.

“una parola ha senso solo alla sua ultima lettera”

Come al solito, non si definisce mai in modo chiaro cosa si inteda con il termine “senso”, che ha molti significati. Il senso riferito a una parola è lo stesso del senso riferito a una vita?

Assolutamente no. Da una parte abbiamo simboli (lettere, parole, frasi) che hanno lo scopo di veicolare messaggi (che tra l’altro spesso hanno lo scopo ultimo di salvare vite, come ad esempio tutto ciò che riguarda la letteratura medica, messaggi di aiuto, ecc.), quindi qui con senso si intende il distinguere una parola dall’altra. Ad esempio “vita” da “vite”.

Dall’altra ci sono delle vite senzienti, delle coscienze, estremamente complesse, con emozioni, relazioni, ecc. che naturalmente hanno degli scopi in relazione ai propri desideri. Il loro scopo non è essere distinte da altre entità che devono interpretare dei messaggi, come avviene con le parole.

Insomma il senso di una parola è il suo significato in termini di concetti, ma il senso di una vita non c’entra con questo. Una vita può avere senso quando una persona vive in un contesto che trova adeguato, da cui trae soddisfazione e motivazione, e può inseguire i propri sogni. Questo tipo di senso, come si vede, non viene acquisito alla fine della vita, ma si ha durante. Non è che le vite non hanno senso finché esistono e poi lo hanno alla fine. Quindi c’è una fallacia semantica di ambiguità dei termini che riguarda il termine “senso”.

Il senso delle canzoni qual è?

Spesso la musica è celebrata proprio per la sua immortalità. Se ci fate caso, sentirete spesso considerazioni di meraviglia per la bellezza eterna delle canzoni o degli artisti. Le canzoni hanno una durata temporale finita di qualche minuto, ma non come ciclo di vita, ma di quantità di informazione che caratterizza la canzone. Nonostante questo, sono riascoltabili infinite volte, e questo non sembra essere un problema, anzi, è una cosa che piace moltissimo. Qualsiasi commento sotto canzoni vecchie di decenni mostra l’apprezzamento proprio per il fatto che le canzoni non invecchiano. Potete verificare su Youtube.

Anche gli uomini sono finiti, hanno altezza limitata, cervello limitato, ecc. ecc. quindi hanno una quantità di informazione limitata, come le canzoni. Tuttavia, un uomo può esprimere la sua “musica”, la sua arte, le sue parole, e continuare a farlo fino a che può vivere in salute. È molto più complesso di una canzone, e tra l’altro può suonare e creare più canzoni.

Ma nonostante l’uomo sia molto più complesso di una canzone, e capace di imparare, quindi cambiare anche la propria struttura e informazione, alcuni sostengono che le canzoni devono essere immortali, ma gli uomini no, devono invecchiare e morire. Di una canzone non si dice che va bene cancellarla perché ha avuto una sua vita e ora si deve fare posto al nuovo che avanza, perché tanto vivrà nei ricordi, ha fatto il suo tempo. No, le canzoni non vengono cancellate, ma rimangono assieme a quelle nuove, e sono continuamente ascoltabili da chi voglia ascoltarle. La loro informazione, che permette loro di manifestarsi e continuare a vivere, viene conservata e non invecchia. Non solo, vengono anche create rimasterizzazioni (a volte migliori a volte no), remix e varianti varie. Tutto ciò senza comunque cancellare l’originale.

Direi che è proprio il discorso delle emozioni, soprattutto quando non finiscono, ad avere a che fare col senso della vita.

L’articolo: https://bigthink.com/thinking/lobsters-jellyfish-foolish-quest-immortality

Vedi anche

Lascia un commento